PENALE/ Droga. Quando è punibile la coltivazione di piante da stupefacenti.

L’ art. 73 del D.P.R. 9 ottobre 1990 riguardante la "Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope” punisce chiunque, senza l'autorizzazione di cui all'articolo 17, coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella I prevista dall'articolo 14. 

Sul tema della punibilità della coltivazione domestica di piante da stupefacenti, due recenti sentenze della Cassazione hanno puntualizzato le modalità di accertamento della condotta penalmente rilevante.

Con tali pronunce la Corte  fini della configurabilità della fattispecie criminosa di cui all’art. 73, in caso di coltivazione di piante da stupefacenti, ha indicato  quali siano gli elementi idonei a dimostrare la  offensività della condotta e la punibilità.

Con la sentenza n. 23082 del 9 maggio 2013 la Sezione III penale  ha statuito che a tal fine occorre avere riguardo al quantitativo di principio attivo ricavabile dalle singole piante, in relazione al loro grado di maturazione, nonché all’estensione e alla struttura organizzata della piantagione, dalle quali possa derivare una produzione di sostanze stupefacenti potenzialmente idonea ad incrementare il mercato.

Con la sentenza n. 22110 del 23 maggio 2013  la Sezione  VI penale ha statuito che  spetterà al giudice verificare in concreto l’offensività della condotta ovvero l’idoneità della sostanza ricavata a produrre un effetto drogante rilevabile (in applicazione di tale principio è stata esclusa l’idoneità offensiva della condotta di coltivazione di tre piantine di marijuana poste in distinti vasetti e dotate di potere drogante).